A cura dei legali Aldo Esposito, Ciro Santonicola ed Erica Rega
La semplificazione dei pubblici concorsi, proposta dal Ministro Brunetta e all’attenzione del Parlamento, sembra aver aperto una breccia nell’immobilismo della P.A., pur lasciando non pochi dubbi circa lo svolgimento delle prove di selezione.
La disamina legale non può che soffermarsi sull’art. 10 del Decreto Legge n. 44 del 01 aprile 2021, norma in cui è contenuta una vera e propria proposta di riforma delle procedure selettive pubbliche.
È doveroso, preliminarmente, precisare che, trattandosi di un Decreto Legge, per avere contezza in merito alle innovazioni contenute nella riforma, occorrerà attendere la conversione in legge e la successiva promulgazione; parliamo di un iter che dovrà essere concluso entro 60 giorni dall’emanazione del Decreto (dunque, entro il 01 giugno 2021).
Ebbene, a partire dalla pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale, del testo della Legge di conversione (del D.L. 44 del 2021), potrà dirsi completa la citata “riforma volta alla semplificazione dei concorsi pubblici”.
Scopo precipuo dell’art. 10 D.L. 44/2021 è dare una sferzata ai pubblici concorsi rimasti fermi – non solo a causa dell’emergenza sanitaria – velocizzando le procedure di selezione, attraverso l’abolizione delle “prove preselettive”, sostituite dalla valutazione dei titoli «legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali».
Dunque, i titoli e l’esperienza professionale – i cosiddetti titoli di servizio – concorreranno alla formazione del punteggio finale.
Ed ancora, al fine di ridurre ulteriormente i tempi di reclutamento del personale, sono previste modalità semplificate di svolgimento delle prove – per la selezione del personale non dirigenziale -consistenti nell’espletamento di una sola prova scritta e di una prova orale, nonché nell’utilizzo di strumenti informatici e digitali (facoltativamente, sarà possibile lo svolgimento in videoconferenza della prova orale).
Con l’audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato, il Ministro Brunetta ha illustrato le finalità del Decreto “Sblocca – concorsi” – contenute all’articolo 10 del D.L. 44/2021 – sottolineando come la riforma sia improntata alla digitalizzazione e alla semplificazione delle procedure (anche a regime), alla velocizzazione dei tempi di realizzazione delle selezioni, nonché alla valorizzazione delle competenze e non delle semplici conoscenze.
La normativa de quo non risulta esente da critiche, incentrate sull’eccessiva valorizzazione dei titoli culturali e di servizio, per il computo del punteggio complessivo, oltre che sulla ritenuta “svalutazione” del merito, derivante dalla riduzione delle prove concorsuali.
Ad ogni modo, dalla lettura della norma emerge come l’obiettivo, prefissato dal Governo, sia quello di «svecchiare, qualificare e digitalizzare» la P.A., alla luce dell’età media dei dipendenti pubblici italiani, pari a 50,7 anni (il 16,9 % è addirittura over 60).
Se pensiamo a come la riforma possa incidere sul sistema reclutativo scolastico, si prefigurano diversi scenari.
Il pensiero intercetta, in primis, il prossimo bando per l’avvio del corso di specializzazione (TFA VI ciclo), per diventare insegnanti di sostegno; qualora il D.L. 44/2021 sarà convertito in legge senza subire modifiche, le procedure selettive – per l’ammissione al TFA – risulteranno improntate ai principi di semplificazione e snellimento dei concorsi.
Ed ancora, il preannunciato concorso “riservato ai docenti di sostegno”, sponsorizzato dalla precedente maggioranza politica – e che dovrà essere messo in piedi nei prossimi mesi – dovrà rispondere ai criteri organizzativi di semplificazione voluti dalla riforma.
In definitiva, al fine di comprendere i risvolti pratici della semplificazione concorsuale, bisognerà attendere dapprima la legge di conversione del cit. D.L. 44/2021, successivamente passandosi in rassegna la normativa d’attuazione prodotta dal lavoro, anche congiunto, dei Ministeri dell’Istruzione e dell’Università.
Solo allora sarà possibile valutare l’avvenuto rispetto del necessario bilanciamento tra “la ricerca della meritocrazia e le esigenze di speditezza nelle assunzioni”, potendosi dedurre, dati alla mano, se la semplificazione concorsuale sia stata effettivamente in grado di generare una svolta positiva nel sistema della pubblica amministrazione, con specifico riferimento al mondo scuola.