La sentenza emanata dal Tribunale di Roma il 16.09.2015 risulta sicuramente eclatante nei suoi contenuti ma soprattutto si caratterizza per la condanna che il giudice del lavoro dispone nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’ARAN rispetto all’avvio del procedimento di contrattazione collettiva per i Comparti della scuola, dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e delle relative aree dirigenziali.
Tale decisione è stata assunta rispetto ad un ricorso proposto dalla Federazione Lavoratori della Conoscenza (rappresentate nel suddetto giudizio dai legali Francesco Americo di Roma, prof. Avv. Vittorio Angiolini, Isetta Barsanti Mauceri, Luca Formilan e Alessandro Basilico) che in più occasioni aveva contestato l’irragionevole blocco prolungato della contrattazione collettiva.
Secondo il Tribunale di Roma, nonostante la recente pronuncia della Corte Costituzionale, l’Amministrazione è rimasta totalmente inerte ovvero non ha in alcun modo avviato le procedure di contrattazione collettiva né gli atti alle stesse prodromiche.
Quindi, si legge nella decisione: “ Appare evidente che la inerzia della pubblica amministrazione potrebbe vanificare, ed anzi eludere, la rimozione della causa di sospensione della contrattazione collettiva compiuta per effetto della sentenza n. 178/2015. Contribuendo così ad alterare ulteriormente la dinamica negoziale “ in un settore che al contratto collettivo assegna un ruolo centrale (sentenza n. 309 del 1997, punti 2.2.2, 2.2.3 e 2.2.4 del Considerato in diritto).
Da tanto è derivata non solo l’ordine di procedere senza ulteriore ritardo ad avviare il procedimento di contrattazione collettiva nei suddetti comparti ma anche la condanna dell’Amministrazione al pagamento delle spese legali liquidate in € 3.500 oltre iva, cpa e rimborso di spese generali.